Le essenze utilizzate nella costruzione d'archi

Materia prima nobile
Fonte di emozioni e benessere…

Il legno è un materiale vivo, e la passione che suscita è universale. Per apprezzarne davvero le qualità, è importante comprendere la crescita degli alberi, che si riproducono attraverso i semi e appartengono al regno vegetale. La loro vita è complessa e dipende da molti fattori.

Il legno è eterogeneo (con durezza irregolare) e anisotropo, cioè possiede caratteristiche meccaniche e fisiche diverse a seconda della direzione.

La struttura del legno è composta da cellule tubolari di cellulosa, unite tra loro dalla lignina, una sostanza organica naturale. Le cellule variano per forma e dimensione, ma in genere sono allungate e disposte lungo l’asse del tronco e dei rami. L’orientamento delle cellule determina la direzione delle fibre.

La grana del legno, fine o grossolana, dipende dalla dimensione e dalla distribuzione delle cellule in base all’essenza. La crescita dell’albero avviene grazie alla formazione annuale di nuove cellule generate dal cambio, uno strato sottile di cellule attive tra la corteccia e il legno. Col tempo, ogni anno si forma un nuovo anello di crescita attorno all’alburno dell’anno precedente. L’alburno più vecchio si trasforma progressivamente in durame, più scuro e resistente.

In genere, il legno d’alburno è considerato di qualità inferiore rispetto al legno di durame, fatta eccezione per alcune essenze come il tasso, molto apprezzato nella costruzione degli archi per la sua elasticità.

Esaminiamo un campione di legno con i diversi elementi che ne caratterizzano l’essenza.

La grana
È la struttura, più o meno visibile, formata dai canali e dalle cellule del legno.

Il colore del legno
Il colore può variare in base al luogo di crescita o all’età dell’albero, anche all’interno della stessa specie: può andare da tonalità chiare a più scure, passando per sfumature di giallo, rosso, marrone, viola o altri colori tipici di alcune essenze esotiche.

La durezza e la densità
Il legno si classifica in tenero e leggero, oppure duro e pesante: la differenza dipende dallo spessore delle pareti cellulari.

Per la costruzione di un arco, l’essiccazione artificiale non viene utilizzata, perché potrebbe compromettere le proprietà meccaniche del legno, alterandone la flessibilità e la capacità di resistere alla compressione. Viene controllata l’umidità del materiale con strumenti specifici, come l’igrometro, per assicurarsi che sia sempre al livello ideale.

Il processo di asciugatura avviene in un luogo ben ventilato, lontano da umidità e gelo: un ambiente che permette una stagionatura naturale ma controllata. Periodicamente, vengono verificate e girate le tavole per ottenere un’essiccazione uniforme, rispettando i tempi lenti richiesti dal legno.

Vengono preparate le laminazioni di legno solo in base alla richiesta, poiché conservarne grandi quantità comporterebbe ulteriori problemi di gestione e stabilità del materiale.

“Coupés à la bonne saison, bien séchés et œuvrés dans l’art,
ces bois vous offriront un bel arc…”
“Tagliati nella stagione giusta, ben essiccati e lavorati con arte,
questi legni vi offriranno un arco splendido…”
Jean-Marie Coche

Legni per impugnatura

Caratteristica di questi legni, è l’estrema durezza e resistenza.

  • Amaranto
  • Bobinga
  • Cocobolo
  • Ebano Macassar
  • Ebano Nero Africano
  • Palissandro del Madagascar
  • Palissandro Indiano Rosso
  • Palissandro Santos (Pau Ferro)
  • Wanghè
  • Icorì
  • Padouk
  • Bosso
  • Tasso
  • Maggiociondolo
  • ovangol
  • zebrano
  • Olivo

Tasso di montagna

È una conifera senza resina né pigne, alto dai 6 ai 13 metri, un vero paradosso della natura.

Albero mitico per l’arciere, il tasso rappresenta il massimo ideale tra i legni da arco: affascinante, capriccioso, quasi una star del mondo vegetale. Si nasconde nei versanti in ombra, tra i faggi, nelle zone di detriti o vicino ai torrenti. Si fa desiderare, e spesso bisogna affrontare qualche rischio per poterlo finalmente offrire al taglio della lama.

I tassi più imponenti di Francia si trovano nell’Eure e nel Calvados, con età che raggiungono i mille duecento e mille trecento anni, ma il primato spetterebbe a un tasso della regione di Göttingen in Germania, che avrebbe circa duemila anni.

Benché diffuso in tutta la Francia, i più ricercati per la qualità richiesta da un arco sono quelli che crescono in ambiente montano: il legno ha una vena più stretta, offre maggior elasticità e la colorazione più scura, tendente al bruno-rossastro con l’età.

Gli inglesi furono i principali utilizzatori del tasso durante la Guerra dei Cent’anni. Si trova anche nei paesi vicini come la Spagna e l’Italia, che ne hanno fornito grandi quantità agli arcieri d’Inghilterra.

Amato e odiato, il tasso è una leggenda vivente. È stato spesso abbattuto e bruciato per i suoi effetti tossici sul bestiame, in particolare sui cavalli che ne mangiano volentieri i rami. Attenzione anche ai bambini: non devono ingerire le bacche, che contengono il seme velenoso.

Negli ultimi anni gli sono state riconosciute proprietà terapeutiche: in agosto si raccolgono le foglie per estrarre una tossina utilizzata in campo medico contro il cancro. Oggi è però una specie protetta, difficile da reperire; gli artigiani che costruiscono archi ne utilizzano pochissimo, e sarebbe giusto permettere loro di prelevarne qualche esemplare per valorizzare questo straordinario legno attraverso un mestiere d’arte. Si tratta di una micro-attività che non danneggia la foresta, soprattutto se paragonata alla distruzione su scala industriale del legno a livello mondiale.

Molti tassi giacciono abbandonati in zone di detriti o nei boschi di montagna non troppo scoscesi; un uso ragionevole a sostegno dei mestieri artigianali che mancano di essenze locali sarebbe ben accetto da tutto il settore.

Se i tronchi di tasso offrono la materia ideale per costruire archi, anche le branche più grandi possono andare bene ma bisogna fare attenzione alla direzione delle fibre. 

Conservate i tronchi o le tavole di tasso in un luogo asciutto e ben ventilato, e aspettate il giorno giusto, quello in cui il cuore batterà un po’ più forte. Alcune segherie possono ancora procurare legno di tasso, ma assicuratevi che non sia stato essiccato in forno, poiché perderebbe le sue qualità.

Il tasso si presenta con un tronco scanalato e una corteccia a scaglie; gli esemplari più giovani sono invece lisci e diritti, con diametri tra i 18 e i 25 cm, se ne trovate uno così, non lasciatevelo sfuggire, ma evitate quelli deformati dal vento.

Il tasso ha un fogliame persistente di colore verde scuro. Maschio e femmina vivono separati è una specie dioica. In autunno, le bacche rosse che contengono i semi lo rendono riconoscibile fra gli altri alberi che perdono le foglie.

Il tasso cresce lentamente, da mezzo a un centimetro l’anno quando è giovane e in condizioni favorevoli. Per costruire un arco, si può tagliare a partire da 16 cm di diametro in zone di montagna.

“Speriamo che gli uomini sappiano sempre valorizzarlo, per la nostra più grande felicità.”

 

Tratto dal libro: Dans les pas du facteur darcs. di JM Coche

L’Osage Orange

(Maclura pomifera – aurantiaca)

Conosciuto anche come “oranger des Osages” o legno d’arco degli Indiani, l’osage orange è un albero non molto più grande di un gelso, ma con qualità straordinarie per la costruzione di Archi.

Il celebre arciere Art Young lo definiva un legno dalla “velocità terrificante”, paragonandone le prestazioni a quelle del tasso.

L’osage è davvero un materiale eccezionale, che molti artigiani, utilizzano spesso per realizzare archi lamellari incollati. È un legno che cresce principalmente negli Stati Uniti, e procurarsene di alta qualità non è semplice: il migliore proviene dai tagli di prima scelta, e il colore più scuro indica una buona maturità del legno.

Appena tagliato, il legno è giallo brillante, ma con il tempo si trasforma in un Bruno dorato profondo.

Riunisce tutte le qualità desiderabili per un eccellente arco: resistenza ai colpi, stabilità, bassa cristallizzazione in compressione e una notevole durabilità alcuni archi in osage restano perfettamente efficienti anche dopo vent’anni di utilizzo.

A differenza del tasso, l’osage cresce più rapidamente e la sua coltivazione non è a rischio. È un legno robusto, che non teme né il freddo né il caldo, garantendo una prestazione costante in ogni stagione.

Se si realizza un arco completamente in osage, bisogna sapere che la lavorazione è impegnativa, quasi quanto quella del tasso ma la ricompensa è un arco potente, stabile e dall’anima indomabile.

Tratto dal libro: Dans les pas du facteur darcs. di JM Coche

Bambù

Diffuso in Asia sud-orientale, ma presente anche in America del Sud e in Africa, il bambù è considerato il legno del futuro. Cresce rapidamente, a differenza di molte essenze sovrasfruttate, ed è disponibile in grande quantità. Le sue qualità sono eccezionali e il suo impiego è ormai diffuso in numerosi settori grazie alla sua leggerezza, resistenza alla trazione, compressione e deformazione.

Il grande arciere Howard Hill amava questo materiale per i suoi archi: si recò persino in Giappone per conoscerlo meglio e farne dimostrazioni pratiche.

Un arco in bambù, scelto per la giusta nervosità e forza di compressione, offre un’arma flessibile, leggera ed esteticamente armoniosa, con prestazioni paragonabili a quelle di un longbow moderno in tasso.

Dai esperimenti di combinazione è emerso che il bambù si abbina perfettamente a legni come tasso e osage, se disposto con criterio nelle parti di flessione e compressione, un risultato non scontato con altri materiali.

Nella costruzione di un arco lamellare incollato, è importante disporre correttamente i nodi, evitando che si sovrappongano, per non creare punti rigidi che riducono l’efficienza nella trasmissione dell’energia.

Per testarne la qualità, basta flettere una lamina di bambù tra le mani e lasciarla tornare in posizione: se il ritorno è pronto e deciso, il materiale è buono; se invece è molle, meglio scartarlo.

Durante il taglio, è indispensabile usare guanti e occhiali protettivi, poiché le schegge di bambù possono essere molto taglienti.

La raccolta del bambù avviene tra dicembre e fine gennaio. Le varietà più utilizzate sono la Madake e la Pubescens (Phyllostachis pubescens): la prima per gli archi giapponesi di Kyudo, la seconda per gli archi lamellari con fibre sintetiche, come quelli di tipo Hill.

Il bambù va conservato in orizzontale su supporti di legno, in un luogo ventilato e riparato dal sole, controllando che non compaiano fessure, muffe o segni di marcescenza.

L’essiccazione dura da otto a dodici mesi, molto meno rispetto ai tre o quattro anni richiesti da essenze come l’osage o il tasso, un vantaggio importante nella gestione delle scorte.

Infine, le parti non utilizzate possono essere trasformate in piccoli oggetti artigianali: lasciatevi ispirare dalla versatilità e dalla magia del bambù.

Tratto dal libro: Dans les pas du facteur darcs. di JM Coche

Maggiociondolo

(Laburnum anagyroides / Laburnum alpinum detto anche “citiso” o “falso ebano”)

Tra i legni più affascinanti e sorprendenti per la costruzione di archi, il maggiociondolo, conosciuto anche come citiso dorato, è un piccolo albero di montagna dal legno denso, compatto e straordinariamente elastico. I suoi fiori gialli pendenti annunciano la primavera, ma è nel suo durame scuro e profumato che si nasconde la vera ricchezza: un materiale ideale per realizzare archi eleganti e potenti.

Appartenente alla famiglia delle Fabaceae, il maggiociondolo cresce spontaneamente in gran parte dell’Europa centrale e meridionale.

Nelle Alpi prende il nome di Laburnum alpinum sviluppa fibre più fini e compatte, dovute alla crescita lenta e regolare tipica dei boschi di montagna.

È proprio questo legno montano, con anelli stretti e durame duro come l’ebano, a essere considerato il migliore per la costruzione di archi artigianali.

L’uso del maggiociondolo risale al Medioevo, quando veniva scelto come alternativa al tasso nei territori dove quest’ultimo era raro o protetto.

Il suo durame bruno-dorato, pesante e finemente venato, unisce nervosità, elasticità e resistenza alla compressione.

Un arco in maggiociondolo, se ben lavorato, offre una curvatura progressiva e fluida, un ritorno veloce e deciso, un’eccellente stabilità nel tempo e una piacevole “nervosità” naturale, che si traduce in una sensazione viva al tiro.

Il legno è compatto ma non fragile, e ben stagionato si presta ad archi lamellari

Il maggiociondolo richiede cura e precisione. L’alburno va generalmente eliminato, lasciando il durame scuro, più elastico e resistente.

Il legno deve essere stagionato lentamente in luogo ventilato fino a un’umidità di circa 10%, evitando l’essiccazione rapida che potrebbe generare fessure.

Durante la lavorazione è bene proteggersi dalla polvere di levigatura, poiché la pianta contiene citizina, un alcaloide naturale tossico.

Un legno raro e prezioso

Nonostante le sue dimensioni modeste, il maggiociondolo regala al costruttore d’archi un legno dalla bellezza intensa e dalle prestazioni sorprendenti.

Il suo tono bruno dorato, che col tempo tende a scurirsi come l’ebano, lo rende inconfondibile.

Un arco in maggiociondolo non nasce per caso: è frutto di pazienza, esperienza e rispetto per la materia viva.

Il consiglio di Jean-Marie Coche

Quando Jean-Marie Coche, maestro arciere e grande conoscitore dei legni da arco, vide i maggiociondolo dei nostri boschi e le tavole presenti nel laboratorio, consigliò a Donato di utilizzarlo nei suoi archi, definendolo “il diamante dei legni per arco.” 
Per gli archi in lamellare, una lamina nel Ventre zona in compromessione è paragonabile a una lamina d’osso, grande accumulatore di energia.

Donato accolse il suggerimento e iniziò a impiegarlo nel ventre dell’arco, dove la sua struttura compatta e nervosa garantisce una straordinaria reattività al rilascio.

Da allora, l’uso sapiente del maggiociondolo è diventato una caratteristica distintiva degli archi di Donato, simbolo di una ricerca continua tra tradizione, tecnica e sensibilità artigianale.

Il maggiociondolo delle Alpi è un piccolo miracolo naturale: leggero e potente, duro e flessibile, capace di trasformare un pezzo di legno in uno strumento armonioso e reattivo.

Non è il legno più facile da lavorare, ma per chi sa comprenderlo e valorizzarlo, offre archi unici, dal carattere caldo e deciso veri gioielli delle montagne, impreziositi da una tradizione che continua a vivere nel lavoro di Donato e Sergio.

Acero di montagna

Con la sua fibra fine e regolare, l’acero di montagna è uno dei legni più usati come lamine nei longbow e nei ricurvi: leggero, stabile, facile da rifinire e con un ottimo rapporto tra elasticità e resistenza. Nella tradizione dell’arceria del ’900 è stato a lungo lo standard industriale, ancora oggi apprezzato per prevedibilità e costanza prestazionale. 

Dal punto di vista tecnico offre valori molto equilibrati, l’acero piega bene senza rompersi e lavora con efficacia in combinazione con vetro/fibre moderne.

Ottimo come strato centrale; spesso abbinato a bambù (trazione) o ad essenze più “nervose” per calibrare tensione/compressione.

Stabilità dimensionale: grana fine e ritiro contenuto aiutano linearità se essiccato correttamente.

Lavorabilità: si calibra e si incolla molto bene, lasciando superfici pulite e finiture eleganti; è però poco durevole all’esterno se non protetto.

Nelle Alpi Orobie, l’acero di monte cresce spontaneamente nei boschi misti di faggio e frassino, tra gli 800 e i 1.600 metri di altitudine. Qui, il clima fresco e l’umidità costante favoriscono una crescita lenta e regolare, che conferisce al legno fibre più compatte e una grana ancora più fine rispetto agli esemplari di pianura.

Il risultato è un materiale più omogeneo e reattivo, ideale per archi che richiedono precisione e controllo della flessione. Gli artigiani che riescono a procurarsi acero proveniente da questi boschi lo considerano tra i migliori d’Europa per la costruzione di archi lamellari e longbow ad alte prestazioni.

Dalla liuteria alpina alle botteghe dei costruttori d’arco contemporanei, l’acero di monte rappresenta una sintesi perfetta tra forza e raffinatezza.

Non ha il mito del tasso né il carattere selvaggio dell’osage, ma offre ciò che ogni arciere desidera: affidabilità, equilibrio e sensibilità.

Un legno nobile, cresciuto lentamente tra i silenzi delle Orobie, che oggi continua a dare vita ad archi precisi, armoniosi e fedeli alla tradizione.

Olmo

Tra i boschi umidi e le valli delle Alpi, l’olmo montano (Ulmus glabra) è stato per secoli uno degli alberi più diffusi e rispettati. Il suo legno, duro ma flessibile, è stato usato per costruire ruote, carri, aratri, manici di utensili e, non di rado, archi da caccia e da guerra. La sua resistenza alla flessione, unita alla tipica fibra intrecciata che lo rende difficile da spaccare, ne faceva un candidato ideale in tempi in cui il più nobile tasso era raro o protetto.

L’olmo nelle Alpi

L’olmo cresceva un tempo in gran parte delle valli alpine, fino a circa 1.200 metri di altitudine, spesso lungo i corsi d’acqua o ai margini dei boschi misti di faggio e frassino. L’Ulmus glabra, noto come olmo montano, è la specie più tipica dell’arco alpino, mentre Ulmus minor (olmo campestre) è più frequente nei fondovalle e nelle zone collinari prealpine.

Il clima fresco e l’alta umidità favorivano una crescita lenta e regolare, con anelli stretti e fibra molto compatta, caratteristiche ideali per la costruzione di archi resistenti e flessibili.

Storicamente, i boscaioli delle Orobie e delle Alpi Retiche riconoscevano l’olmo come uno dei legni “più duri da domare”, ma anche tra i più longevi: difficile da lavorare, ma capace di durare per decenni senza deformarsi se ben stagionato.

L’olmo come legno da arco

Un arco realizzato in olmo presenta una curva fluida e progressiva, con un ritorno leggermente più lento rispetto al tasso, ma grande tolleranza strutturale. La fibra intrecciata rende questo legno resistente alle crepe e ai cedimenti locali.

  • Elasticità moderata ma costante: perfetta per archi longbow.

  • Ottimo comportamento alla compressione, anche dopo anni di uso.

  • Buona compatibilità in lamellati misti con tasso, osage, acero o bambù.

  • Facile da reperire localmente (almeno fino al secolo scorso), il che lo rese popolare tra gli artigiani delle vallate alpine.

Il limite principale è nella densità e nel peso: l’olmo è più pesante del tasso e meno reattivo, ma offre stabilità e durata nel tempo.

Malattie e difficoltà

Negli ultimi decenni, le popolazioni di olmo nelle Alpi e in tutta Europa sono state drasticamente ridotte a causa della grafiosi dell’olmo (Ophiostoma ulmi e Ophiostoma novo-ulmi), una malattia fungina trasmessa da piccoli coleotteri (Scolytus scolytus e affini). Dalla metà del Novecento, l’epidemia ha decimato gli olmi selvatici europei: oltre il 90% delle piante adulte è scomparso in alcune zone alpine.

Per i costruttori d’arco, ciò significa una forte riduzione della disponibilità di legno di qualità, poiché gli esemplari superstiti sono spesso giovani, sottili o affetti da difetti strutturali dovuti alla malattia.

Solo in alcune valli riparate delle Alpi centrali e orientali (Val Camonica, Valtellina, Alto Adige) si trovano ancora vecchi olmi montani adatti alla lavorazione, spesso protetti e censiti come alberi monumentali.

Lavorazione e stagionatura

L’olmo è duro da tagliare e difficile da spaccare, ma risponde bene alla alla rifinitura fine.

L’essiccazione richiede tempo e attenzione: la fibra intrecciata tende a deformarsi se l’essiccazione è troppo rapida o disomogenea.

Il legno va stagionato lentamente in ambiente ventilato, fino a un’umidità del 10–12%, prima di essere utilizzato per archi o laminazioni.

L’olmo delle Alpi è un legno resistente e “onesto”, nato per durare.

Non ha la leggerezza del tasso né la potenza dell’osage, ma compensa con robustezza, stabilità e una fibra che perdona gli errori.

Un arco in olmo non è solo un attrezzo: è un legame con la storia antica dell’arceria europea, un tributo alla tenacia del legno e di chi lo lavora.

Archi nuovi in pronta consegna
Archi usati e in buone condizioni

Ashram 47# – 69″

Longbow Ashram
Costruito da
Donato Milesi
nel
47#
a
28
"
Lungo
69"
per arciere destrorso
800
Arco nuovo pronta consegna

Ashram 55# – 70″

Longbow Ashram
Costruito da
Sergio Milesi
nel
55#
a
28
"
Lungo
70"
per arciere destrorso
450
Arco in occasione

Ashram 49# 69″

Longbow Ashram
Costruito da
Donato Milesi
nel
49#
a
28
"
Lungo
69"
per arciere destrorso
800
Arco nuovo pronta consegna

Helios 48# – 68″

Longbow Helios
Costruito da
Donato Milesi
nel
48#
a
28
"
Lungo
68"
per arciere destrorso
750
Arco nuovo pronta consegna

Ashram “Tiraboschi” 46# – 69″

Longbow Ashram
Costruito da
Donato Milesi
nel
46#
a
28
"
Lungo
69"
per arciere destrorso
800
Arco nuovo pronta consegna

Helios 43# 68″

Longbow Helios
Costruito da
Donato Milesi
nel
43#
a
28
"
Lungo
68"
per arciere destrorso
750
Arco nuovo pronta consegna

Ashram 40# – 67″

Longbow Ashram
Costruito da
Donato MilesiSergio Milesi
nel
40#
a
26
"
Lungo
67"
per arciere destrorso
800
Arco nuovo pronta consegna

Altaïr 42# 70″

Longbow Altaïr
Costruito da
Donato Milesi
nel
42#
a
28
"
Lungo
70"
per arciere destrorso
750
Arco nuovo pronta consegna