Lettera di un amico

Questa è una lattera che è stata scritta da Paolo Borchetta per Donato.
Originariamente doveva confluire in un articolo per la bella e interessante rivista “Tiro con l’Arco Tradizionale” che purtroppo però, proprio quando doveva pubblicarlo, ha chiuso i battenti.
Inizialmente Donato era restio a voler pubblicare sul nostro sito la lettera, perché potrebbe apparire come “vana gloria”, ma poi pensandoci in compagnia abbiamo pensato che era un peccato perdere questa occasione.

Paolo è un grande innamorato degli archi del mitico Howard Hill e dopo aver conosciuto la storia di Donato non ha potuto fare a meno di appassionarsene.
Un grande grazie a Paolo per aver scritto questa bella lettera che oltre a ripercorrere l’affascinante storia del semi-longbow americano fa trasparire una grande passione per un mondo fatto di uomini speciali.

Ecco la lettera

Donato – Arco Semi-Longbow Americano
di Paolo Borchetta (novembre 2014)

Parlare di Donato Milesi, “Dony” per gli amici, non mi è facile, non ci conosciamo da molto tempo, ma quel poco tempo è bastato per entrare in sintonia su molti modi di vedere l’arcieria e non solo quella.

Donato Milesi è conosciuto in un ristretto giro di appassionati del semi-longbow Americano e anche nel giro, non da tutti.
Era sconosciuto anche a me, fino a Gennaio di quest’anno quando decisi di aggiungere il secondo longbow alla mia scuderia.

Digitando su google in Italiano “arco semi longbow Americano”, i risultati iniziali mi hanno portato al sito de “La Via di Mezzo – Arcieri Natura” (www.laviadimezzo.org) nelle pagine di cui, in una bella simbiosi, si trova il sito di Donato Archi Longbow.

Vivendo all’estero ed essendo estraneo al panorama arcieristico Italiano,
constatare che anche in Italia c’è un costruttore dell’arco ideato dal leggendario Howard Hill, è stata una piacevole sorpresa. Di pari passo nasceva in me la curiosità di scoprire cosa c’è dietro la scelta di Donato di specializzarsi nella costruzione di una tipologia di archi così specifica, per certi versi contro corrente e dalle origini così prestigiose, seppur d’oltre oceano, è divenuta incontrollabile. Quando si pensa di acquistare un semi-longbow Americano, l’Italia non è il primo posto dove uno comincia a cercare.

L’albero genealogico del semi-longbow Americano parte da un nome, Howard Hill, che negli Stati Uniti ha lasciato una profonda impronta nella storia dell’arcieria dal periodoche parte dai primi del novecento fino alla sua scomparsa, il 4 Febbraio del 1975.

Howard Hill si affianca a progenitori e contemporanei quali;
William “Chief” Compton, Saxton Pope, Arthur Young, Ben Pearson, EarlHoyt Sr. E  Jr. e Fred Bear, nomi che hanno portato nel giro di un secolo, il tiro con l’arco ai livelli attuali in tutti i suoi aspetti.

Dai cultori del semi-longbow, Howard Hill è considerato più che l’ideatore e creatore di questo tipo di arco, una vera e propria leggenda. Il suo palmares come cacciatore, nelle competizioni di field archery e come arciere da esibizione non è solo invidiabile; è irripetibile.

Per continuare a ricostruire la genealogia di costruttore di Donato bisogna ricordare che Howard Hill ebbe alcuni allievi durante la sua vita, tra questi, a partire dagli anni ’50, spiccano i due fratelli Shulz: John e Dan.

Howard Hill, seppur sposato dal 1922 con Elizabeth Hodges (Libba), non ebbe figli; forse per questo motivo e non di meno per la dedizione all’apprendimento e alla passione dimostrata dai due fratelli, Howard prese sotto la sua ala i due ragazzi e ne fece non solo due arcieri di prima classe, ma anche due esperti costruttori di archi.

Dei due fratelli, John, il più giovane, fu quello che fece del tiro e della costruzione di archi la sua professione (insieme a quella di pastore battista), ma anche quello che assunse il ruolo di continuatore e portavoce della tradizione di Hill, dopo la sua scomparsa.

Altri, seppur pochi, continuarono a costruire semi-longbow, ma John Shulz è da considerarsi il più completo portavoce dell’eredità di Hill. Se di arcieria tradizionale si parla, niente rispecchia meglio lo spirito di questa definizione della continuazione di una tradizione arcieristica, tramite la ricerca della perfezione nella costruzione e nello stile, senza alterarne i contenuti originali.

John Shulz non è venuto meno a questa filosofia, nella sua carriera arcieristica e di costruttore che durò 44 anni, dal 1956 al 2000, (ci sono indiscrezioni che dopo una pausa di 14 anni, John ritorni a costruire  un’ ultima serie di dodici semi-longbows chiamata “parting shot”, il tiro finale o di congedo). John e’ rimasto fedele all’ eredità di Howard Hill e non solo, al pari di Hill ha tramandato il suo sapere a chi era disposto a dedicare tempo e cuore all’apprendimento delle tecniche di costruzione e di tiro con il semi-longbow.

E quì il cerchio si stringe. Poco si sa degli allievi di John Shulz, ma uno in particolare ci ricollega a Donato: Jean-Marie Coche, un Francese sconosciuto a molti ed amato da pochi in Italia e nel suo paese natale.

Jean-Marie è stato allievo di John Shulz nel decennio dal ’71 all’81, periodo in cui reintroduce il semi-longbow Americano nel circuito arcieristico Francese ed ottiene il diploma di “traditional bowyer” conferitogli da Shulz in persona.

Descrivere la vita di Jean-Marie ci prenderebbe parecchio spazio, ed io sono il meno qualificato all’impresa.

Basti ricordare che come John Shulz, Jean-Marie ha dedicato la vita all’arcieria ed alla trasmissione del suo sapere, sia come arciere che come costruttore.

Le vite di Donato e di Jean-Marie Coche si incrociano nel 1994 durante la frequentazione dei primi 2corsi della scuola “La Voie Mediane” tenutosi a Soller. I parallelismi con il rapporto esistente tra Howard Hill e John Shulz sono molti, la tradizione continua.

Nell’arco di tempo che và dal 1994  fino al decesso del “Maestro” nel 2006, Donato ottiene la promozione e l’abilitazione alla costruzione del semi-longbow Americano, dietro la presentazione di una tesi e due archi (2000-2002).

Nel 2004, viene abilitato direttamente e verbalmente, come istruttore della Scuola di Tiro Istintivo Fluido“La Voie Mediane” fondata da Jean-Marie Coche nel 1982  (ispirato e in proseguimento allo stile di Howard Hill e John Shulz).

Anche qui la storia è un po’ più variegata e alcune date sono state omesse per motivi di brevità; ciò che importa è l’aver scoperto le origini.

L’aspetto più affascinante della ricerca è stata la scoperta di ciò che accomuna Howard Hill, John Shulz, Jean-Marie Coche e Dony.
Lo stile e la costruzione sono i gli aspetti più visibili che, però, non ci devono far perdere di vista altri aspetti umani e filosofici che, al pari, accompagnano la scelta arcieristica tradizionale.

Cose del passato ma non dimenticate, come l’amore per il proprio maestro, l’umile ricerca della perfezione tramite il duro lavoro e l’applicazione costante, l’apprezzare la vita a ritmi più umani, lo spirito atavico dell’arco nell’applicazione sportiva e venatoria.

Anche quest’ultima fa parte della tradizione originale, perchè Howard Hill prima di tutto, si definiva un cacciatore con l’arco.

Quando Donato parla del suo Maestro, traspare il medesimo affetto che scaturisce dalle parole di John Shulz, quando parla del suo mentore Howard Hill. La presenza di un legame affettivo, nel rispettare e continuare gli insegnamenti, è palpabile.

Così le tradizioni si mantengono e continuano.

 

 

Avendo inquadrato il pedigree di Donato, mi sembra doveroso spendere qualche parola sul semi-longbow Americano che Dony costruisce. Se dovessi sintetizzare questa tipologia di arco in poche parole, ciò che mi viene alla mente è ”Semplicità, leggerezza, manovrabilità”.

Manovrabilità e leggerezza favoriscono il tiro dinamico rapido ed in posizioni non convenzionali, tipiche della caccia vagante molto praticata nella prima metà del novecento. Lo stile di tiro contempla la variazione dell’inclinazione dell’arco, da poco oltre la verticale per tiri lunghi, fino a quasi orizzontale per tiri ravvicinati o in presenza di ostacoli.

La lunghezza variabile dai 62” ai 70”, in conformità e pari all’altezza dell’arciere, nonostante quanto si possa dire a favore dei ricurvi, non sembra essere stata un impedimento, visto i palmares di cacciatore come Howard Hill, John Shulz e tanti altri.

Un ricurvo corto moderno varia dai 56” a 60”, è opinabile che con 5-10 pollici in meno, appaia più maneggevole nei boschi e nella peggiore delle ipotesi, escludano il semilongbow dalla partita.

Vanno però considerate le caratteristiche “benevole” del longbow a perdonare  tiri dall’allungo non perfettamente in linea; caratteristica che deriva dalla geometria dei flettenti non suscettibili allo svergolamento al pari di quelli dei ricurvi.

La semplicità delle linee può essere un amore o un odio a prima vista.
Il mio “Howard” costruito da Dony, è un 70” di lunghezza per 63 libbre a 28” di allungo, curato nella fattura, solido e leggero con un buon cast. La testa di alce in rilievo sul “belly” del flettente inferiore, il marchio di Donato archi longbow, richiama la natura venatoria dell’arco.

“Howard” sviluppa una velocità di tutto rispetto che mi consente una gittata ragionevolmente piatta di frecce da 600 grani entro i 30 metri. Un buon semi-longbow mediamente sviluppa velocità pari al libraggio più 115 fps (un arco da 70 libbre sviluppa attorno ai 185 fps pari a 56 ms), con qualche variazione dovuta all’allungo, lunghezza dell’arco e peso della freccia.

Scevio di ammenicoli come si richiede ad un semi-longbow, l’impugnatura diritta si adatta bene alla mano (Donato richiede l’impronta della mano per adattare al meglio l’impugnatura), il rivestimento di pelle dell’impugnatura e del rest dà, a tutto l’insieme, l’inconfondibile forma del semi-longbow Americano nelle sue linee più pure.

Prima di convertirmi al semi-longbow ero scettico sulla bontà di questo tipo di impugnatura (negli USA la definiscono l’impugnatura da “valigia”) apparentemente troppo semplice e priva di adattamenti anatomici.

Dopo qualche sessione di tiro mi sono dovuto ricredere.

Se dimensionata correttamente rispetto alla mano dell’arciere, consente un’ottima presa senza obbligare la mano a posizioni innaturali.

Howard Hill diceva che l’arco andava “impugnato” al momento dell’allungo, non “strozzato”, ma una leggera pressione sull’impugnatura lo rende maggiormente parte integrante del braccio distribuendo le sollecitazioni su una parte più ampia della muscolatura, a beneficio delle giunture.

C’è sicuramente da ponderare questa affermazione che proviene da chi nel corso della sua carriera,aveva usato archi  fino a 172 libbre (c. 78 kg). Con un arco da 60 pollici di tale libraggio, costruito interamente in maclura, Howard Hill il 26 Febbraio del 1928 a Miami in Florida, stabilì il nuovo record di tiro a distanza di 391 yarde, 1 piede e 11 pollici (pari a circa 358.1 metri).

Il semi-longbow va tirato con lo stile di Howard Hill, la tecnica si sposa alla perfezione con l’arco, connette l’arciere e l’arco in una combinazione quasi perfetta.

Modificare il binomio è cercare problemi specialmente a libraggi medioalti, pur rimanendo il semi-longbow, uno degli archi più benevoli che esistano

 

Che altro posso aggiungere senza risultare troppo parziale?

Forse l’ultimo aspetto di Dony che deriva da un pedigree così prestigioso, è la ricerca continua della perfezione costruttiva.

Questo è un tema costantemente presente negli insegnamenti di Hill, Shulz e trasmessogli in Atelier da Jean-Marie, il dettame è “costruisci un solo tipo di arco, ma quel tipo deve essere fatto come Dio comanda”.

Donato è meticolosamente fedele a questa dottrina tramandatagli dal suo maestro. La finitura è eccellente, fatta per durare, fattore importante per chi l’arco lo usa. Il semi-longbow di Donato è fatto per stare a contatto con la natura, ed alla fine di una giornata campale, il dovuto riposo in una custodia che Donato consiglia è d’uopo.

Lo stesso John Shulz è rinomato per aver ricostruito più di una volta il medesimo Arco, prima di spedirlo al committente, unicamente per il fatto che il prodotto non lo soddisfaceva. Per chi ha costruito durante la sua carriera oltre 4000 archi, questo aspetto sconosciuto della professionalità di Shulz come costruttore, rende perfettamente l’idea della disciplina che la scuola impone ai discepoli costruttori.

Le tradizioni vanno tramandate e anche qui Donato non è venuto meno all’eredità lasciatagli dal suo maestro. Senza dare anticipazioni è con piacere che sono venuto di recente a conoscenza che il cammino, per tramandare le conoscenze della costruzione del semi-longbow Americano è iniziato.

Ci vorrà tempo, umiltà e amore, ma speriamo che alla fine, anche in Italia, continueremo la tradizione del semi-longbow per dar modo alle generazioni future di continuare, per usare una frase di John Shulz,

a “Hitting ‘em like Howard Hill”.

Paolo Borchetta